Il Telegrafo del 30 agosto 1935
Navigando verso Sud

In navigazione, agosto
Da quattro giorni la "leonardo da Vinci" naviga verso l'Africa Orientale con a bordo un carico di giovinezza e di entusiasmo. Quattro giorni tra mare e cielo, con i soli diversivi del passaggio dello Stretto di Messina e della visione meravigliosa delle brulle e pittoresche scogliere dell'isola di Candia, sono serviti a mettere ancora una volta in evidenza l'alto spirito e la fede che animano le balde centurie dei legionari, pronte a tutto osare agli ordini del Duce e per la grandezza dell'Italia Imperiale.
Oltre un migliaio di volontari di tutte le età e di tutte le condizioni sociali popolano la nave che porta il nome di un grande genio della stirpe nostra. Mille cuori italiani pulsanti per una sola fede e frementi tutti dal desiderio indomabile di lotta e di conquista!
I senesi sono una moltitudine. La Provincia nostra è numericamente la meglio rappresentata a bordo. Montanari e minatori dell'Amiata, forti agricoltori della Val d'Arbia, operai della Val d'Elsa, "senesi di Siena" e di tutti i paesi della Provincia, portano sui ponti, nella stiva, nelle cabine, in tutta la nave insomma, una nota così viva di spirito nostrano che par proprio di trovarsi in famiglia. Una gran bella famiglia! E tutti maschi! - usa dire sorridendo un lungo ed occhialuto studente senese, ormai noto a bordo, come lo era a Siena, nei paraggi del Caffè Greco.
Oltre a prevalere nettamente nel numero, i senesi non sono secondi a nessuno come morale; la stessa fede, lo stesso entusiasmo e lo stesso menefreghismo del giorno della partenza da Siena. A ciò deve aggiungersi un vivo senso di spensieratezza, di sana allegria ed una salute di ferro che distingue tutti i nati all'ombra della Torre del Mangia e paraggi limitrofi.
Dover passare in rivista uno per uno tutti questi ragazzi (ragazzi...dai venti ai cinquant'anni) sarebbe un compito quanto mai arduo e del resto inutile, giacchè come le età diverse e le diverse condizioni sociali, anche i caratteri ed i temperamenti più svariati si confondono tra loro per dare vita ad un unico tipo: quello del volontario.
Non mancano le figure caratteristiche, le "macchiette" tipiche del nostro popolo strapaesano. Ogni paese, ogni borgata e si può dire ogni contrada di Siena, ha il suo "tipo" più o meno comico, più o meno spassono, ma sempre dotato di quello spirito sano e spontaneo che è innato nei nostri popolani.
Uno, tra tanti, merita due righe a parte. E' del Bozzone: combattente della Grande Guerra, ha lasciato ancora una volta la vanga per tornare ad abbracciare il moschetto...e a divertire i suoi camerati. Piccolo, tutto "voce e piume", il nostro Chicche (e chi non lo conosce fuori Porta Ovile?) è lo spasso della compagnia, ufficiali compresi. Ama usare un frasario tutto suo proprio, spiritoso quanto pittoresco. I suoi modi di dire e le sue uscite sono celebri a bordo. Giorni fa un ufficiale gli domanda:
- Ti piace il mare?
- Tanto. Però c'è troppa acqua.
- Cosa vorresti ci fosse?
- Vino...O per lo meno acquarello.
E visto il superiore sorridere della sua risposta, aggiunse: Però, se fosse vino, un vorrei un mare tanto grande, mi accontenterei di un "marino"...di du' litri.
L'ufficiale, divertito, offrì a Chicche un mezzo litro e fece per allontanarsi, dopo avergli augurato buon appetito. E Chicche, educatamente: Grazie. Altrimenti.
- Come?...Altrimenti?
La vita a bordo

Mi piace soffermarmi a parlare un pò a lungo della vita di bordo perchè ho la certezza di fare cosa grata a quelle mamme, spose e fidanzate che leggeranno queste righe. Nessuna preoccupazione, buone donne, per i vostri cari. La traversata, questo pensiero che vi ha assillato per mesi e mesi, si avvia ormai verso la conclusione. COnclusione lieta e felice come non poteva oramai essere altrimenti.
Dire di quelle che sono le nostre giornate mentre navighiamo alla volta dell'Africa, sarebbe dare la stura ad una serie infinita di aggettivi: uno più bello dell'altro. Poche parole possono servire a dire tutto ciò che pensiamo di questa vita a tutti nuova: un sogno! Un sogno tanto bello che vorremmo prolungato all'infinito, se d'altro canto non ne desiderassimo la fine: quella fine che dovrà essere inizio di una nuova realtà, tante e tante volte sognata: lo sbarco, l'Africa, la guerra!
Il sogno finirà dunque presto, ma della traversata rimarrà traccia indelebile nella mente di ognuno di noi.
Passeranno gli anni, ma sempre sarà vivo il ricordo di questi giorni, di queste ore che viviamo tra cielo e mare.
Non so come viaggiavano le truppe una volta. Oggi, posso affermare che si viaggia uso crociera di piacere. Tutte le comodità sono a disposizione dei militi; dalle comode e spaziose cabine alle doccie refrigeranti; da una cucina varia ed appetitosa ad un perfetto servizio di buffet.
Le giornate volano, tutte uguali e pure tanto varie l'una dall'altra.
Alle sette del mattino, sveglia; alle 7,15, colazione: caffè e latte e pane; alle 8, adunata sul ponte e sulle passeggiate: conversazioni, supplementi...di colazione e passatempi varii; dalle 9 alle 10 doccie di acqua di mare a poppa e a prua; dalle 10 alle 11, ginnastica; alle 11 in punto la campana di bordo chiama a raccolta per il pranzo: pasta asciutta, piatto di carne con contorno, pane e vino; da mezzogiorno alle 15, riposo: se si vuole non troppo meritato.
Nel pomeriggio libertà completa con programma a piacere: passeggiata nella stiva alla scoperta di cose sempre nuove, lettura in apposite salette, "interminabili scoponi scientifici", canti e quanto meglio aggrada, secondo i gusti e le abitudini. Alle 17,30 la campana (benedetta campana!) chiama nuovamente a raccolta per la cena, cena che differisce dal pranzo solo per la bevanda; il vino è sostituito da un'ottima tazza di caffè. Saziato l'appetito che non è...mai poco, tutti in libera uscita, libera relativamente, come si può ben comprendere, dati i naturali ostaoli che impadiscono gli squagliamenti immancabili a terra, ma impossibili a bordo, dove, anche senza le vigili ronde, nessuno, nemmeno il più esperto nuotatore, è preso dalla voglia di una scappata fuori ordinanza.
Intanto le ombre della sera sono scese e la cittadina navigante si anima della vita notturna: cinema a poppa (tutte le sere nuovo programma) e concerto a prua. Qua e là, poi, in una saletta o lungo qualche corsia, le esibizioni individuali dei "solisti", tra i quali, sempre immancabili, il pensoso violista e l'esuberante canzonettista napoletano.
Chi ama il silenzio e la contemplazione, trova sempre un angolo solitario da dove iniziare lo spettacolo sempre nuovo del mare e delle frotte di delfini, che particolarmente durante la notte, seguono la scia della nave.
Tutti hanno così modo di trovare le ore piccole, salvo che le onde capricciose non si prendano il bel gusto di aggiungere qualche balletto agli altri divertimenti notturni. In tal caso la nave si fa silenziosa: i ponti e le passeggiate si spopolano e le porte delle cabine si aprono per far largo ai non troppo esperti naviganti ansiosi di sdraiarsi nelle cuccette per sfuggire a quel mare che esige...il contributo da ogni novizio del mare.

La marcia del Palio

Fortunatamente le onde sono femmine e, salvo rare eccezioni, sono tutte prese dal fascino che emana questa bella gioventù, tantochè, intente ad ammirare i fieri militi che vanno e vengono lungo il piroscafo, si dimenticano di fare le capricciose e se ne stanno calme e placide a farsi ammirare dai sognatori.
Più o meno, a bordo, tutti sono sognatori. Ho già detto che la vita stessa che qui conduciamo è un sogno, reale quanto si vuole, ma sempre sogno.
Un canto, una canzone, una mandolinata fanno sognare la Patria ormai lontana, la casa, la mamma...
Poche ore fa, era già notte fatta, me ne stavo seduto, insieme a tre o quattro amici di Siena, sul parapetto di tribordo, parlando di sport. Da più di un'ora un grammofono ci martorizzava le orecchie con il continuo ripetere di due o tre motivi di canzonette un tempo popolari.
Stufi, visto che l'antipatico strumento non si decideva a tacere, eravamo già disposti a fare una piccola spedizione punitiva verso la cabina di un nostro concittadino, proprietario del grammofono, quando la musica taceva per riprendere poi con nuove note: Pip-pa-pa-pa...la Marcia del Palio!
Siamo rimasti muti e immobili. Una intensa emozione, pari a quella che si prova quando i cavalli vanno alla Mossa, ci ha mozzato il respiro. Alcuni attimi di silenzio e poi ci siamo scossi: le note della marcia accompagnavano ora i versi di un noto poeta senese:

Squilli la fe'
si armi e vinca l'onore..."


Le nostre voci si sono unite a quelle gracidanti del grammofono, e mi un coro potente si è levato sul mare:

Squilli la fe'...

E la fede squilla, fede nuova, ma pura, eroica; la fede che anima i figli della Nuova Italia, tra i quali i senesi si vantano di essere i migliori, come del resto lo esigono un passato ed una tradizione di gloria.

Dino Corsi