Il 6 gennaio 1939 si era insediato ufficialmente insediato a Siena il nuovo Comandante della Legione, conte Carlo Federigo Degli Oddi, destinato a guidare la Legione Senese fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, in sostituzione del Seniore Nicola De Rienzo, destinato al comando della 50.a Legione di Trieste. Con la preziosa collaborazione del nuovo Aiutante Centurione Nicola Angotti, reduce della guerra in Spagna, Degli Oddi produsse fin dal suo insediamento un intenso sforzo per realizzare un intenso ciclo di addestramento, con esercitazioni e corsi di istruzione distribuiti sull'intero territorio provinciale, ed nel corso delle sedute di istruzioni i reparti vennero sovente passati in rassegna dai comandi.
Già nello stesso gennaio, a meno di un mese dal suo insediamento, Degli Oddi accoglieva in visita il Console Generale Pallotta, comandante del XVII Gruppo battaglioni CC.NN., presso il campo di addestramento di Casole d'Elsa, ove era riunito il plotone comando della I.a compagnia, con le squadre di Casole, Belforte, Monteguidi, Radicondoli e Mensano, e successivamente, presso la sede del comando di Legione a Siena, la centuria di rappresentan-za ed il plotone comando del battaglione.
Pur privo ancora del proprio battaglione, impegnato nell'ultimo ciclo di polizia coloniale in Africa Orientale e dei volontari che erano stati arruolati nei battaglioni impegnati nella guerra civile spagnola, durante i mesi di marzo, aprile e maggio il comando trasse l'opportunità di infoltire il ciclo di addestramento con una serrata campagna di esercitazioni, nel corso delle quali il comandante della Legione ebbe occasione di visitare i distaccamenti ed i reparti dipendenti dell'intera provincia: il 19 febbraio presso Gaiole in Chianti, Casole d'Elsa e Radicondoli, con visite alle centurie distaccate di Mensano, Monteguidi e Belforte, il 26 a San Rocco a Pilli, con ispezioni a Sovicille e Rosia, il 4 marzo a Radda, Castellina in Chianti e Fonterutoli. Ancora nel marzo, il 13 a Castellina in Chianti, San Gimignano, Staggia e Poggibonsi, il 16 ai reparti Buonconvento, Torrenieri, Monteroni d'Arbia e Murlo, ed infine il 28 aprile ed il 4 maggio, nell'imminenza del rientro del battaglione dall'Africa Orientale Italiana, ai distaccamenti di Trequanda, Castelnuovo Berardenga, San Giovanni d'Asso, Sinalunga, Torrita, Montepulciano, Abbadia di Montepulciano, Piancastagnaio, Abbadia San Salvatore, Cetona e Sarteano.
A seguito dell'ultima riforma che venne prevista per la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, in vigore dal 1 gennaio 1939 e che aveva ripristinata l'originaria suddivisione del 1924 in Zone, Gruppi legioni e Legioni autonome, la 97.a Legione Senese, inserita nella VII Zona Toscana e strutturata nelle cinque coorti di Siena, Poggibonsi, Piancastagnaio, Montepulciano e Trequanda, inquadrava nel proprio organico il battaglione camicie nere, il battaglione camicie nere territoriale, le coorti complementi e la compagnia mitraglieri. Con il rientro del reparto impegnato in Africa Orientale e quello scaglionato dei legionari arruolati per la Spagna, nell'estate la legione aveva infatti recuperato l'organicità dei propri organici; la sede del Comando, ancora ubicata al primo piano del Palazzo del Governo, si stava dimostrando del tutto insufficiente ad accogliere l'intera disponibilità dei reparti e dei servizi. Già nei mesi precedenti il Prefetto di Siena Pallante aveva sollecitato una soluzione per i disagi operativi e l’insufficienza degli spazi a disposizione dei Comandi e dei reparti, proponendo la costruzione su di un’area di proprietà delle Ferrovie dello Stato, di una nuova caserma della Milizia in grado di accogliere l’acquartieramento di un organico superiore alle mille unità (1), richiesta che era rimasta tuttavia inascoltata.
Il 23 luglio 1939, proveniente da Pienza, ove aveva passato in rassegna il battaglione camicie nere della 95.a Legione Marzocco di Firenze, là dislocato per le manovre estive, il Capo di Stato Maggiore della Milizia generale Russo passava in rassegna presso lo stadio comunale Rino Daus la Legione Senese, schierata al completo in armi con la compagnia ufficiali, il battaglione CC.NN., il battaglione CC.NN. territoriale, le due coorti complementi, assieme alla coorte universitaria.
Non mancarono tuttavia anche occasioni meno formali per rinforzare la coesione ed il morale dei reparti con adunate e riunioni per celebrare i militari di ritorno dai cicli di polizia coloniale o dai campi di battaglia della Spagna, come quella organizzata dalla 14.a centuria presso la Casa del Fascio di Asciano nel luglio 1939, ed il raduno presso i locali del circolo rionale fascista Alessandro Mini di Siena del 10 agosto 1939, durante il quale ai reduci vennero distribuite le medaglie commemorative del battaglione impegnato in Africa.
Nel corso del 1939 la M.V.S.N. aveva inoltre assistito all'introduzione di novità che ne avrebbero radicalmente modificato l'operatività; aveva anzitutto avuto piena attuazione la riorganizzazione delle strutture giovanili, con il completamento del ciclo formativo che veniva sancito con il passaggio al Partito ed alla Milizia nel corso del diciannovesimo anno di età, previsto dalla costituzione della Gioventù Italiana del Littorio, istituita dal Regio Decreto n. 1839 del 27 ottobre 1937 (2), e che inquadrava organicamente tutti i giovani dal sesto al ventunesimo anno di età.
Con la XII Leva Fascista del 1938, la prima ad essere celebrata con il nuovo ordinamento delle organizzazioni giovanili, oltre 1.400 Giovani Fascisti della provincia erano passati al partito e, con la consegna del ruolino della forza giovanile dal Segretario Federale al comandante della Legione, divenuti arruolabili nella Milizia. Gli stessi corsi premilitari, per specifica disposizione del Partito Nazionale Fascista che aveva indicato in sabato 1 ottobre 1938 la data di inizio per tutti i comuni del Regno d'Italia, erano stati posti sotto il diretto controllo ed organizzazione della G.I.L. e non più dipendenti dai quadri della Milizia.
Un ulteriore elemento che avrebbe coinvolto i reparti di camicie nere furono gli effetti della riforma dell'esercito, affidata al generale Pariani, Sottosegretario di Stato per la Guerra dal 1936 al 1939, varata nel 1938 e resa operativa l'anno successivo, con la quale le tradizionali divisioni ternarie furono sostituite con unità a struttura binaria. La divisione ternaria, utilizzata dalla maggior parte delle forze armate dei paesi europei, così denominata per la struttura ripartita su tre reggimenti di fanteria e uno di artiglieria, venne sostituita dal nuovo modello di divisione, strutturata su due reggimenti di fanteria e uno di artiglieria, articolato a sua volta in tre gruppi e più debole rispetto al modello precedente.
La profonda modifica strutturale si tradusse in un alleggerimento delle unità che erano state pensate come reparti maggiormente agili e manovrabili, ma che finirono per dimostrarsi numericamente inferiori e quindi più deboli in termini di capacità di ingaggio nei confronti del nemico.
Al fine di compensare l'evidente fragilità strutturale delle divisioni dell'esercito, già il 1 marzo 1940, per ordine di Mussolini, Ministro per la Guerra, 132 battaglioni della Milizia vennero organicamente immessi nelle unità divisionali dell'esercito; due battaglioni di camicie nere, denominati formalmente d'assalto, avrebbe composto assieme ad una compagnia mitraglieri una Legione divisionale camicie nere, costituita nel suo insieme da circa 1.400 graduati e truppa, 90 sottufficiali e 60 ufficiali ed inquadrata all'interno di una divisione di fanteria del Regio esercito (3). L'organico di una legione CC.NN. d'assalto comprendeva un comando, con un plotone comando su 4 squadre (maggiorità, marconisti, telegrafisti e segnalatori, servizi), una compagnia mitraglieri con 1 plotone comando su 4 squadre (comando, collegamenti, rifornitori, salmeria e carreggio) e 3 plotoni mitraglieri, ciascuno su 3 squadre, due battaglioni camicie nere, ciascuno con un comando (con 1 plotone comando su 3 squadre: maggiorità, collegamenti e servizi, e 1 plotone esploratori su 3 squadre) e 3 compagnie fucilieri, ciascuna delle quali ripartita su 1 plotone comando e 2 plotoni di camicie nere, ognuno dei quali a sua volta su 2 squadre.
L'inquadramento entro le divisioni del Regio Esercito rappresentava per il regime l'agognata meta del percorso di parificazione della M.V.S.N. alle Forze Armate: un processo particolarmente lungo e privo di linearità, completato artificialmente con l'inserimento organico dei battaglioni di camicie nere entro i reparti dell'esercito, ma privo di una sostanziale completezza ideale prima ancora che operativa, privo soprattutto di un effettivo percorso di integrazione e collaborazione che le vicende belliche in Etiopia avevano illuso di poter costituire e che non poteva esaurirsi in sporadiche quanto sovrastimate manovre militari congiunte.
La propaganda, che a partire dagli anni Trenta aveva drasticamente cessato di stigmatizzare la mancata integrazione tra Milizia ed Forze Armate a favore di una strategia di distensione, fu così in grado di utilizzare tale opportunità per rinnovare il proprio disegno celebrativo dell'immagine dei reparti di camicie nere (4).
ll 97° battaglione Senese e la 97.a compagnia mitraglieri furono destinati a comporre, assieme all'89° battaglione Etrusco della legione di Volterra, la LXXXIX Legione divisionale camicie nere, assunta ufficialmente in forza dalla divisione Bergamo il 1 marzo 1940 nel corso di una cerimonia presso la Caserma Armando Diaz di Fiume, sede del 26° reggimento fanteria, alla presenza delle autorità militari e dei rappresentanti delle organizzazioni giovanili della provincia e delle associazioni combattentistiche e d'Arma (5).
L'incostante rapporto tra Milizia ed esercito, particolarmente difficile nei primi anni di attività della M.V.S.N., oggetto continuo degli sforzi del regime e della propaganda affinchè fosse raggiunta una coesistenza pacifica e collaborativa, progressivamente costruita nel corso degli anni trenta, rivalutata e suggellata poi dalla comune partecipazione alla guerra in Etiopia e a quella in Spagna, pareva aver raggiunto, se non la desiderata aspirazione da parte del fascismo ad una completa fratellanza d'armi, almeno ad una collaborazione fattiva.
Le successive vicende belliche ed il dramma dell'8 settembre 1943 avrebbero fornito la giusta misura di quanto fosse precario il livello di collaborazione ed avrebbero smentito il mito della fratellanza d'armi tra camicie nere e fanti del Regio Esercito; il clima di esaltazione guerriera e di mobilitazione totale del paese, che permeava la società italiana nei primi mesi del 1940 fu sufficiente tuttavia almeno a consentire alla retorica della cronaca di suggellare la cerimonia di immissione dei reparti della Milizia all'interno delle Forze Armate.
Nel clima che attraversava tutta l'Italia e che il regime provvedeva ad accentuare con la dichiarazione di non belligeranza, lasciando paventare un prossimo intervento nel conflitto, il comando di legione rinnovò i propri sforzi per incrementare le opportunità di addestramento dei reparti. Già in occasione del XVII Annuale della fondazione della Milizia, le celebrazioni erano state improntate non solo sulla commemorazione dei caduti nelle recenti campagne in Africa Orientale e in Spagna, quanto per rinnovare un ordine di mobilitazione a tutto il Paese e a cui era destinata per prima la stessa M.V.S.N. nel proprio ruolo di braccio armato e militare del Partito e del Regime.
Dal 4 al 12 aprile, a poche settimane dalla proclamazione di guerra, il battaglione camicie nere della Legione venne trasferito nei pressi di Montepulciano per un periodo di addestramento. Si trattava, come era accaduto negli anni precedenti, di esercita-zioni che cercavano di massimizzare il proprio rendimento, potendo contare su uomini che non venivano impiegati a tempo pieno nelle attività di addestramento (6).
Sia per le esigenze logistiche di dover dare sistemazione ad alcune centinaia di legionari, sia per la necessità di utilizzare un numero contenuto di uomini che venivano sottratti alle attività lavorative, le esercitazioni vennero svolte dalle compagnie a scaglioni, alternando l'accantonamento presso l'edificio non ancora ultimato destinato ad ospitare tutte le scuole elementari e di avviamento professionale di Montepulciano e le sedute di addestramento al locale poligono di tiro; una conferma della complessità di perfezionare un addestramento organico ed adeguato alle necessità belliche e di raggiungere un livello paragonabile a quello dell'esercito. Nel corso della permanenza del battaglione, il comandante del XVII gruppo battaglioni camicie nere, Console Pirelli ed il Segretario Federale del partito si recarono a far visita ai reparti, durante le esercitazioni al poligono di tiro con moschetto, mitragliatrice e mortaio d'assalto, e presso gli accantonamenti.
Nelle settimane successive, in previsione dell'imminente entrata in guerra, vennero ultimati i preparativi per la mobilitazione del 397° Battaglione Territoriale Camicie Nere: costituiti allo scopo di costi-tuire unità adibite attivamente alla difesa del territorio nazionale traendo i propri reparti dal personale superfluo delle legioni dopo la formazione dei battaglioni CC.NN., i battaglioni territoriali comprendevano un manipolo comando su due squadre (maggiorità e servizi), e tre centurie territoriali di camicie nere, ciascuna su quattro manipoli divisi in tre squadre, per una forza complessiva di 19 ufficiali e circa 400 sottufficiali, graduati e truppa (7).
L'organico della 297° coorte territoriale, destinata alla sorveglian-a di ponti, dighe, nodi ferroviari e centri deposito munizioni nell'area dell'appennino pistoiese e della statale porrettana, era composto da veterani della Grande Guerra, militi con età compresa tra 38 e 41 anni, di classi quindi non più disponibili alla mobilitazio-ne per i battaglioni d'assalto della Milizia: vennero infatti mobilitate le classi 1898, 1899, 1900 e 1901. I legionari appartenenti alle classi 1898 e 1899 vennero mobilitati come operanti in servizio fino alla fine del primo semestre 1940, prima di divenire non più disponibili per la Milizia, i militi della classe 1900 vennero mobilitati per il secondo semestre 1940 ed il primo semestre 1941, mentre gli appartenenti alla classe 1901 vennero mobilitati come operanti in servizio per il primo semestre 1941, fino alla smobilitazione del reparto.
In termini di appartenenza geografica all'interno del territorio provinciale, analogamente a quanto accaduto con il 97° battaglione operante in Africa Orientale, la provenienza dei militi risultò uniformemente distribuita, e similmente al 97° battaglione camicie nere nel 1937, si registrava una schiacciante predominanza di agricoltori, coloni e mezzadri, e di meccanici, artigiani ed operai, che rappresentavano assieme oltre il 90% dei legionari; nessuno studente, data l'età media dei volontari, e pochi impiegati, che arrivavano appena al 4% dei mobilitati.
La coorte ricevette l’ordine di mobilitazione il 6 giugno 1940, alcuni giorni prima dell'entrata in guerra dell'Italia; i legionari affluiti da Siena e provincia vennero assegnati ed inquadrati nei vari reparti accantonati nelle Scuole Elementari "B.Peruzzi" in piazza Vittorio Emanuele. Dopo il completamento delle operazioni di carico dei materiali ed essere passata formalmente alle dipendenze del Ministero della Guerra, la mattina del 12 giugno, al comando del Seniore Giovanni Granai, ebbe inizio il trasferimento per ferro-via per Pistoia con l’arrivo a destinazione nel tardo pomeriggio e con l’accantonamento provvisorio dei reparti nei locali del R.Liceo Ginnasio "Forteguerri”.
Il 17 giugno tutti i reparti avevano completato la sistemazione presso presidi ubicati su di un’area particolarmente vasta, a cavallo delle montagne lungo la via di collegamento con la pianura emiliana, pronti a iniziare il servizio di protezione comunicazioni ed impianti alle dipendenze del 9° reggimento territoriale. Distribuiti nelle frazioni di Capostrada, Campo Tizzoro, Pracchia, La Lima, Collina, Corbezzi, Pracchia, S. Marcello Pistoiese e Piteglia ed in altri presidi posti nelle vicinanze di stabilimenti industriali, ponti, dighe e gallerie, i reparti si dovettero confrontare fin da subito con un clima inclemente e con difficoltà logistiche.
L'impegno richiesto dal servizio fin dall’inizio non fu particolarmente lieve, sia per la vastità del territorio soggetto alla sorveglianza che per le difficoltà logistiche che si palesavano ai militi. Tra il 26 ed il 27 giugno inoltre la coorte perdeva in forza i primi legionari delle classi più anziane che venivano riassegnati al Regio Esercito per essere definitivamente smobilitati, costringendo il Comando a ritirare i presidi dalle località più isolate, in accordo col Comando del Settore dei CC.RR. di Pistoia.
Alle centurie del 297° battaglione territoriale la stampa senese riservò una speciale attenzione anche nel corso della guerra; accanto alla cronaca e alle prime corrispondenze dalla provincia che commemoravano i caduti sui fronti della Libia o dell'Africa Orientale Italiana, i resoconti ed i semplici saluti inviati dai militi impegnati nell'appennino pistoiese trovarono sempre uno spazio di visibilità, sia nel corso delle frequenti visite con le quali i reparti venivano riforniti di generi di conforto, sia per quelle più ufficiali da parte delle autorità locali (8); anche il Segretario Federale della provincia di Siena volle portare il proprio saluto, in visita al distaccamento del battaglione presso Capostrada nell'estate del 1940 (9).
Il clima, specialmente per i presidi distaccati nelle zone di alta montagna, concesse una breve tregua solo nel corso dei mesi di luglio ed agosto, tuttavia già il 14 agosto il Comando di Coorte trasmetteva a Siena ed alla Zona Militare di Firenze, una prima relazione nella quale veniva evidenziata la necessità di fornire ai reparti indumenti invernali adatti per truppe d'alta montagna, e già il 2 settembre il diario storico annotava che in alcuni distaccamenti i legionari avevano dovuto fare uso del cappotto.
Alla fine di settembre in conseguenza della progressiva perdita in forza di legionari, il Comando di Coorte dispose la soppressione di alcuni servizi e la diminuzione degli effettivi impiegati in altri presidi che vennero progressivamente sostituiti da reparti dei Carabinieri o accorpati in base alla vicinanza delle baracche adibite agli alloggiamenti; nello stesso mese, in previsione dell’imminente arrivo della stagione invernale, facevano la propria comparsa le prime garitte destinate ad accogliere le sentinelle, costruite con sorprendente abilità ed utilizzando i materiali più disparati, come legno, pietre o muratura. Alla fine di ottobre, nei pressi degli ingressi delle gallerie appeniniche o dei viadotti, si contavano quasi quaranta costruzioni, collegati ai vari corpi di guardia da fili telegrafici e campanelli; il 25 novembre il Comando annotava che sui presidi nella Montagna era caduta la prima neve, mentre le temperature notturne scesero rapidamente sotto lo zero.
Nel corso dei mesi di servizio frequenti furono i ricoveri presso l'ospedale di Pistoia e quello militare di Firenze da parte dei legionari, con 14 perdite in forza per causa di servizio. L’unico caduto del reparto, infatti, la Camicia nera scelta Mosè Lorenzoni della classe 1899, venne rinvenuto privo di vita in una piccola cabina adibita a garitta mentre stavo svolgendo il proprio turno di sentinella nei pressi della diga di Partena la mattina del 27 novembre 1940.
Nel corso dei mesi invernali l’attività dei comandi si concentrò con periodiche e sistematiche visite ispettive ai posti di guardia, spesso effettuate assieme ad ufficiali della Zona militare di Firenze. Infrequenti furono invece gli allarmi aerei ad interrompere i servizi quotidiani di sorveglianza; appena quattro episodi nel corso del febbraio 1941 ed uno nel successivo marzo, senza alcun obiettivo colpito.
Mentre i presidi ed i servizi di sorveglianza venivano progressivamente ridotti o persino soppressi a causa della smobilitazione dei legionari, il 29 maggio veniva diramato dal Comando della VII Zona CC.NN. l’ordine di rientro in sede della Coorte per provvedere alla smobilitazione. L’11 giugno era infatti giunta a Pistoia la 269.a Coorte Territoriale, destinata a dare il cambio ai legionari senesi e contemporaneamente iniziava il ritiro ed il subentro dei posti di guardia, a partire dei distaccamenti più periferici; il ritiro venne ultimato il successivo 20 giugno quando le tre centurie della Coorte trovarono alloggiamento nei locali della palestra Mens Sana ed in quella di S.Mercuriale a Pistoia.
Dopo essere stati passati in rassegna dalle autorità militari e dalle organizzazioni fasciste cittadine il 21 giugno 1941, la mattina del 24 i reparti della Coorte lasciavano Pistoia in ferrovia, per giungere a Siena accolta dal comandante della Legione e dalle autorità politiche e militari, prima di essere accantonate nei locali della Scuola “Saffi”; il giorno successivo i reparti venivano smobilitati ed i propri appartenenti posti in congedo.
Dei legionari impegnati nel corso del servizio di protezione comunicazioni ed impianti, 93 di essi successivamente alla smobilitazione vennero inseriti nella forza in congedo della M.V.S.N. a disposizione del Comando Generale, 50 furono assegnati alla 14.a Legione M.A.C.A. di Firenze, 2 infine i militi mobilitati a domanda per il Battaglione Squadristi Toscano nel corso del 1941.
Il conflitto mondiale limitò fortemente l'attività sportiva di tutte le organizzazioni giovanili e dopolavoristiche, ed analogo effetto venne prodotto anche nei confronti delle discipline svolte dai militi della legione; una consistente parte degli effettivi era stata incorporata nelle varie armi e inviata per l'impiego in linea o nello stesso 97° battaglione d'assalto, in attesa dell'ordine di mobilitazione.
Le sporadiche occasioni per le attività sportiva furono concentrate in particolari manifestazioni riservate ai rappresentanti delle forze armate: il 24 novembre 1940, presso il campo sportivo della G.I.L., ebbe luogo la polisportiva delle Forze Armate, organizzata dal Dopolavoro FF.AA. e riservata ai militi della 97.a Legione, all'87° Reggimento fanteria ed al 5° Reggimento bersaglieri. Nelle gare di tiro alla fune, staffetta 4x100 e marcia di 11km lungo i viali del quartiere di San Prospero si distinsero le camicie nere. Minacci, Mammolotti, Coppi e Forti nella staffetta, e Ghezzi, Giannetti, Trapassi, Prevolini, Furietti e Capecchi nella gara di marcia.