Rivoluzione Fascista - Foglio d'ordini della Federazione senese dei Fasci di combattimento del 21 novembre 1937
Nel I anniversario della scomparsa di Vittorio Leoncini. Un fortino in terra Imperiale intitolato al nome del glorioso caduto

Gondar, novembre
Ricorre in questi giorni l'anniversario della morte di Vittorio Leoncini, deceduto a Siena in seguito a grave malattia contratta in Africa Orientale durante le operazioni che portarono alla conquista dell'Impero.
Il ricordo di Vittorio - che ci fu amico, compagno di fede e camerata carissimo - e' vivo in noi come lo e' in coloro che conobbero, amarono e salutarono il Martire oscuro, che tutto se stesso sacrifico' alla Patria e al Fascismo.
Appartenente al primo nucleo di avanguardisti senesi, Vittorio Leoncini, a soli 14 anni, partecipo' alla mobilitazione per la Marcia su Roma e, sempre, prima e dopo il trionfo della Rivoluzione, porto' nel Movimento rigeneratore il valido contributo della sua fede inestinguibile, della sua ardente vitalita' e della sua vibrante giovinezza.
In una torbida giornata, Vittorio - unitamente ad un altro glorioso caduto in A.O.: Danilo Giachetti - dono' alla Patria il contrinuto del proprio sangue.
Uno contro venti, una sparuta pattuglia di squadristi affrontava nei Pispini una massa di energumeni e li sgominava. Vittorio era tra i piu' audaci. E qui si ebbe quella ferita della quale semre ando' orgoglioso.
Ai primi cenni di mobilitazione per la campagna africana, Egli si arruolo' nella I Divisione Camicie Nere "23 Marzo".
Malgrado le sue precarie condizioni di salute, il Leoncini volle e seppe adempiere le dure fatiche del campo e quelle durissime dei primi mesi di operazioni.
Proposto piu' di una volta per la smobilitazione, tanto' insistette preso i comandi per rimanere al posto del dovere.
Sofferente sempre, di tanto in tanto fatto segno degli attacchi del morbo che minava la sua non forte fibra, fu esempio a tutti di elevati sentimenti fascisti, di spirito di abnegazione e di sacrificio.
Vinto, infine, dal male che non perdona, fu costretto al rimpatrio. E piangendo se ne parti' da Macalle', due mesi dopo la conquista di questa citta'.
A suo tempo scrivemmo di Lui, della sua opera in A.O. e del forzato ritorno in Patria. Scrivemmo, dopo averlo accompagnato all'autoambulanza, dopo averlo abbracciato e dopo aver confuse le nostre lacrime con le sue.
Non dovevamo piu' rivederlo, povero Vittorio!
Le Sue lettere - piene di rimpianto e sature di entusiasmo - ci ciunsero alcuni da questo Ospedale e da quella casa di cura. Poi la notizia ferale: Vittorio non e' piu'.
Ad Ualdia fu una giornata di lutto. la "tenda Rino Daus" ammaino' la sua fiamma di combattimento e tante Camicie Nere - sempre forti di uomini, di soldati e di combattenti - piansero come fanciulli.
Vittorio era scomparso. Il Martire oscuro, che tanto aveva sognato la bella morte in combattimento, era stato vittima della tragica beffa del destino, che lo volle morto in una corsia d'ospedale.
Povero, caro Vittorio!
Oggi Egli rivive. Rivive in quelle terre che furono testimoni del suo ineguagliabile sacrificio: rivive, merce' il culto che della di Lui memoria hanno i vecchi compagni d'armi. In un'opera di guerra, in un fortino che si intitola al Suo nome.
Un plotone della 2.a compagnia del 97.o Battaglione CC.NN. al comando di un ufficiale che fu amico e camerata dello Scomparso, ha eretto le solide mura che, ad ovest di Gondar, dall'alto di un colle, cingono un campo e dominano la valle. Ed hanno voluto, le Camicie Nere, che la loro fatica avesse un nome, che a ricordo della loro opera rimanesse nel tempo e si perpetrasse la memoria di Colui che giovinezza e vita sacrifico' al Fascismo e all'Impero.
Il "Fortino Vittorio Leoncini", da dove scriviamo, e' quindi stato battezzato dai Legionari senesi con il nome di un senese, di uno dei piu' bravi, piu' meritevoli senesi.
E questo nome, caro ai nostri cuori, dato ad un'opera di guerra e' come un simbolo sacro. Sembra che fra le mura della fortificazione aleggi l'anima di guarra di Vittorio: sembra che l'Eroe sia presente tra noi per indicarci con il Suo esempio e per riscaldarci alla fiamma della Sua fede.
A sera, quando le tenebre ci avvincono, pare che una luce brilli nel forte ad illuminarci e proteggerci. e' Lui, e' Vittorio, che di lassu' ci guarda coi suoi occhi fiammeggianti. E' Lui - il Nostro Martire - e non e' il ruscello scorrente a valle - che ci culla con un mormorio sommesso e commovente che ci dice continuo:
Presente...Presente...Presente

Dino Corsi