Il Telegrafo del 13 maggio 1938
La Pasqua dei legionari a "Siena d'Etiopia"

Ambaciara (Siena d'Etiopia), Pasqua XVI.
Un ordine improvviso quanto inaspettato, venuto a rompere la monotonia di una vita che, per la sua uniformita', gia' pesava sull'animo dei legionari, ha portato il 97.o battaglione senese sull'alto dei colli che, lungi da Gondar, dominano la valle del Belesa e spaziano su un panorama immenso e grandioso. Visione irreale, quasi di sogno, quella che si para davanti ai nostri occhi e ci rivela ancora un suggestivo aspetto di questa Terra d'Africa, ove pittori e cesellatori, scultori ciclopici e maestri del giardinaggio pare abbian dato una mano a madre natura per la creazione di un assieme luminosamente policromo e multiforme.
Un'ora e' stata sufficiente a che le tende, le baracche e quant'altro costituiva a Gondar il villaggio militare senese sparisse come d'incanto per lasciar posto alla desolata tristezza dei campi abbandonati.
Tra il rosseggiare del tramonto, una colonna di autocarri e' partita portandosi un carico umano prorompente, attraversi canti di guerra. E a notte inoltrata, nel fondo di una gola ove ha termine la pista camionabile, tra il groviglio dela vegetazione tropicale il battaglione ha sostato, riposato alcune ore all'addiaccio in attesa dell'alba.
Col sole gli uomini hano interrotto il breve riposo e lentamente - perche' tutti portavano il fardello pesante degli zaini - si e' iniziata l'ascesa dell'erta, conducente al pianoro attraverso una mulattiera ripida snodantesi tra il fitto della boscaglia. Per ore e ore legionari, ascari della banda di Ambaciara, venuti incontro al battaglione, quadrupedi hanno arrancato su per l'impervio sentiero, fino a che l'occhio non ha visto in lontananza il profilo dell'Amba e la ridente altura, tutta cinta da fortificazioni, ove ha sede la R. Residenza del Belesa.
Gli ultimi chilometri sono stati divorati dalle camicie nere, ansiose di giungere alla meta. Ordinatamente i reparti, scissi in piccoli gruppi durante la prima parte della fatica, si sono riuniti e hanno ancora marciato incuranti dello sforzo, verso la nuova destinazione: verso la cittadella tipicamente coloniale, che coll'arrivo del 97.o ed in omaggio a questo doveva assumere, in aggiunta alla denominazione geografica, il nome di Siena d'Etiopia.

"Siena d'Etiopia"

Una collina di pretto colore toscano, ove gli olii crescono spontanei e rigogliosi portando una nota campestre in questo lembo d'Africa Italiana, e' il luogo ove, in meno di due mesi, la fattiva volonta' di pochi connazionali ha creato uno dei piu' perfetti centri periferici dell'Amhara.
L'impressione di sapore nostrano svanisce appena si varca la soglia del recinto che delimita il territorio della cittadella, per lasciar posto alla sensazione di aver scoperto l'oriente caratteristico e affascinante. Qua tutto e' prettamente africano, tipicamente coloniale. Il villaggio-famiglie dei ragazzi appartenenti alle bande armate del belesa e di Amba Ciara, i "tucul" che ospitano la popolazione metropolitana e gli uffici del Governo e del Presidio.
Lo stesso palazzo della Residenza, razionale nelle linee ardite e armoniose, luminoso nel suo calcareo candore, tutto, insomma, oltre la siepe dei reticolati e la prima cinta di fortificazioni rivela un non so che di spiccatamente orientale ed esotico. Le aiuole fiorite, i giardinetti curati per le scarpate, lungo i pendii e a fianco delle scalinate che si partono dall'una all'altra fila di capanne, rallegrano, completamendola, la visione e con gamma iridescente, con l'effluvio dei profumi, ingentiliscono le opere di difesa e fanno si' che anche i bastioni, le merlature e le caponiere del forte si confondino e si assimilino con la generale armoniosa bellezza.
In alto, ove gli olivi infittiscono fino a creare un bosco, e' il settore affidato alla sorveglianza del battaglione senese. Qui le camicie nere hanno piantato le tende, piazzate le armi e, fiduciose, attendono gli eventi con la certezza del domani che, cruento o incuento, servira' comunque a testimoniare l'opera dei legionari della "Balzana". Lontani dai grandi centri, tagliati fuori dalle vie ordinarie di comunicazione, uniti al mondo dalle antenne di una stazione radio da campo, i legionari senesi hanno iniziato la loro nuova vita.
Nella cittadella della Residenza e' entrata e vi si e' stabilita un'ondata di giovinezza e di forza. I Reparti, gia' sistemati alla meglio qua e la' nell'interno del forte, comprendono la necessita' del sacrificio al quale sono costretti. Ed i militi formano oggi, assieme alla stesa dei reticolati e ai baluardi delle fortezza, la ragione di sicurezza di tutta una regione affidata al loro presidio e con le opere stanno lasciando traccia della loro permanenza in quella citta' africana che il R. Residente, con gentilezza di pensiero e alto senso di comprensione, ha voluto si chiamasse Siena d'Etiopia.

Benedizione pasquale

E' Pasqua. Sin dall'alba, apena le note della "sveglia" si sono diffuse per il forte, un'ondata di nostalgica tristezza domina il campo legionario. In tutti e' viva la sensazione della festa, come in ognuno e' il bisogno di appartarsi, di sognare, di pensare...la Patria, Siena, la casa, la famiglia, gli affetti, gli esseri amati..Chi e come sara' mai capace descivere lo stato d'animo che ci pervade certe giornate? Chi - eccettuati coloro che come noi hanno vissuto lontano mille e mille miglia dall'Italia - potra' comprendere cosa significhino un Natale, una Pasqua in Africa?
Sono i giorni, quelle delle solennita' tradizionali, nei quali il sentimento della famiglia diviene ossessione; sono ore in cui gli sguardi spaziano l'orizzonte in ricerca di una meta invisibile e gli animi palpitano per tutti gli affetti e sentimenti piu' reconditi.
Si puo' essere uomini nel senso maschio della parola, si puo' essere soldati nati, si puo', per conseguita abitudine, non piu' sentire la nostalgia, ma quando un bel mattino, usciti freschi, freschi dalla tenda, si sente risuonare alle nostre orecchie l'augurio formulato da un camerata : "Buona PAsqua", il cuore ha una scossa e accelera i suoi battiti, il pensiero si volge automaticamente ad altre Pasque, ad altri auguri, e vola nella casa lontana: alla mamma, ai figli, alle spose, alle fidanzate, a tutti gli affetti umani...E si puo' in certe circostanze, formare una lacrima che, spontanea, sgorga dagli occhi.
Un nonnulla, pero', serve a far sparire ogni traccia di malinconia, il piu' comune dei fatti puo' riportare la gioia nei cuori e far brillare di contento le pupille gia' triste e scontente.
E il mattino di Pasqua e' avvenuto il miracolo. mentre tutte le camicie nere sembrano lasciarsi vincere da nostalgici ricordi, un rombo di motori e' risuonato giocondo nello spazio. Un potente trimotore da bombardamento ha sorvolato la cittadella, e poi, descritta una elegante curva, si e' abbassato sul forte. Rasentando gli spalti, la macchina alata ha lasciato cadere un sacco..Un grido, uno solo nella moltitudine: la posta!
E' arrivata la posta. Son giunte fino all'Ambaciara le notizie attese: il sacco caduto dall'alto porta gli auguri, gli abbracci, i baci dei nostri cari...
La posta! Allegria nel campo, festa nei cuori. Uomini che si abbracciano, occhi che lacrimano, esclamazioni di gioia. E' Pasqua! E' Festa! Ora e' davvero festa; non la posta, ma la benedizione pasquale sembra essere scesa dal cielo!

Il Palio Straordinario

Non si e' ancora spenta l'eco delle grida gioconde salutanti la venuta dell'aereo che la tromba di servizio echeggia in note parimenti allegre: pappa-pa-pa...la Marcia del Palio!
Ora e' un correre verso la sede della Residenza: "Tirano su le Contrade!"
Tirano su le Contrade perche' oggi nel pomeriggio si corre il Palio, il Primo Palio di Siena d'Etiopia. Questo e' l'omaggio pasquale offerto dal Residente ai senesi: il Palio!
Non una parodia della nostra Tradizione, non un insulso rievocare della giostra, ma una manifestazione che per svolgersi in Terra d'Africa, nella cittadella imperiale che s'e' imposta il nome della citta' di Caterina Benincasa ha per noi che intensamente l'abbiamo vissuta un significato quanto mai grande.
Il sorteggio, effettuatosi alla presenza delle Autorita' e dei rappresentanti le Contrade, si svolge regolarmente. Prima ad uscire...e' la Tartuca.
Nel pomeriggio, un'ora prima della corsa, la consegna dei...cavalli (veramente dei muletti), le solite scene che svolgono nella Piazza il 29 giugno e il 13 agosto vedono ora a loro teatro il piazzale interno del forte. Il "Dacceloooo!" tradizionale risuona da centinaia di petti e non manca il caratteristico "beh!" all'indirizzo delle inevitabili "brenne".
La sorte ha favorito Nicchio e Drago. E tra i nicchiaioli - massa rumorosa e clamorosa - e il gruppetto dei dragaioli si accende sorda la lotta. I pochi minuti che separano dalla gistra sono vissuti intensamente da contradaioli e dirigenti.
Specialmente i "mangini" si danno da fare per piazzare nel migliore dei modi e fogli da cento a loro disposizione; giacchè, per rispetto alle tradizioni, i "partiti" avvengono regolarmente.
Giunge l'ora, la pista della Residenza, che per la forma geometrica, somiglia un po' al "Campo", formicola di gente ansiosa e fremente. i tamburi e le trombe accompagnano la "passeggiata storica". In testa al corteggio e' il Palio, l'ambito premio, offerto al battaglione dalle genti di Ambaciara. Si snoda il corteo...e anche se mancano i costumi e le bandiere, son sufficienti le trombe e i tamburi a darci l'illusione che ci fa contenti.

"Al canape!"

L'ordine risuona nella pista e la moltitudine tace. Si apre la busta (tutto in regola, come a Siena) e le contrade prendono posto alla mossa. Drago!...lo storno - il piu' veloce - entra per primo...ma i nicchiaioli han ben lavorato e, al calar del canape, il muletto non parte.
Nicchio! Nicchio primo!...l'azzurro corre verso la vittoria, ma a "San Martino" (vogliamo dire alla prima curva) la bestia ha uno scatto e si fa raggiungere dal Drago che liberatosi dalla stretta delle Contrade...vendute, si e' fatto luce.
Per due giri e mezzo Nicchio e Drago procedono appaiati suonandosi un sacco di nerbate, ma all'ultima curva del terzo giro, diciamo pure al "Casato", i due quadrupedi si impuntano, si fermano e non procedono oltre. L'Oca, rimasta fino ad allora in ombra, si fa largo a suon di nerbate e...vince. Sorpresa generale!
Nicchiaioli e Dragaioli, uniti dal...purgante, bestemmiano la loro rabbia mentre quei di Fontebranda, ricevuto il Palio dalle mani del Reggente, portano in trionfo il drappellone e inneggiano alla vittoria. Echeggiano gli stornelli tradizionali, il "Daccelooo!" risuona come rombo di cannone e i tamburi rullamp a festa.
Agli ocaioli si sono uniti quelli delle contrade amiche...l'entusiasmo, il delirio sono reali, sono quelli a Siena.
Ci sembra di udire il sommesso mormorio di Fonte Gaia, alziamo gli occhi come a cercare l'esile sagoma del Mangia e finisce l'incanto. Lassu' in alto, lungo il muro del forte, e' ferma una sentinella.
Il milite, al posto di servizio, ha vegliato ore e ore per noi, per la nostra festa. E ci ricorda, il camerata, il nostro compito, il dovere da assolvere, compito faticoso di italiani e legionari.
Non si odono piu' i tamburi e le trombe. Solo una cornetta fa sentire ora le note del cambio della guardia: Avanti, ai posti di vedetta! Sta per scendere la notte; a gli occhi che hanno lacrimato di gioia per il giungere della posta, che han brillato di commozione nell'illusione del Palio dovranno ora aprirsi e vigilare sulla sicurezza del Presidio e sull'intangibilita' di Siena d'Etiopia.

Dino Corsi