La tesi dell'ammutinamento preordinato della XCVII Legione nel racconto di un ufficiale della divisione Bergamo

La tesi dell'ammutinamento preordinato è stata avanzata nel corso del dopoguerra da alcuni reduci della Divisione Bergamo, come nella testimonianza di Aldo Parmeggiani, ufficiale della 9^ compagnia III/25^ reggimento fanteria, che in seguito all'8 settembre si uni' ai partigiani di Tito:

"...la 89^ legione camicie nere, composta da oltre 1500 uomini ben armati ed addestrati, aveva gia' compiuto la scelta che l'avrebbe condotta al servizio della Wehrmacht. Infatti a Drnis, localita' in cui era acquartierata la legione, a causa della defezione delle Camicie Nere, gia' nel pomeriggio del 9 settembre le colonne motorizzate della 114^ divisione tedesca poterono dirigersi senza alcun ostacolo verso Spalato, completandone l'accerchiamento; successivamente, sempre a Drnis la 89^ legione fu inquadrata formalmente nella Ordnungspolizei, dopo aver prestato giuramento ad Adolf Hitler, e operativamente divenne parte della gia' citata 114^ divisione Jager.
Cio' che era avvenuto fu compreso dai nostri soldati poco dopo; il comandante del reparto, console Paolo de Maria, mentre comunicava al comando di divisione della Bergamo, a cui era organicamente legato, di non riuscire a sostenere la pressione tedesca, aveva in realta' gia' preso accordi con il comandante della 114^ tedesca per il passaggio dell'intera unita' alla Wehrmacht per la continuazione della lotta antipartigiana, ed e' quello che la ex 89^ legione fece fino alla fine di settembre fra Drnis e Sebenico, scontrandosi a varie riprese anche con i soldati del regio esercito che si erano uniti all'esercito di liberazione jugoslavo."

"Era gia' da diversi giorni che i fascisti erano inquieti e si dimostravano insofferenti. Un ufficiale mio amico che era nello stato maggiore della Bergamo, mi racconto' successivamente che, poco dopo l'armistizio, la legione, che era a Drnis, inizio' a comunicare al comando che nel proprio settore stava subendo una pressione fortissima da parte di truppe tedesche.
Ora, visto che nei presidi esterni che erano tenuti dalla mia compagnia bastarono due strilli per fare allontanare i croati ed i pochi tedeschi in zona (i rinforzi arrivarono un po' dopo), non si capiva cosa stesse succedendo; succedeva che nelle stesse ore in cui le SS della Prinz Eugen convergevano su Spalato, De Maria aveva preso accordi direttamente con il comandante della 114^ Jager. Altro che pressione".

"Qualcuno ai fascisti glielo disse apertamente: "buttate via la camicia nera"; loro masticavano amaro, e preferivano non rispondere. Poi arrivarono le circolari con cui Badoglio glielo ordino' davvero di cambiare camicia e di mettere le stellette. Se rammento bene, comunque, non tutti eseguirono la disposizione, ed in ogni caso, dopo l'armistizio le camicie nere ritornarono subito indosso, cosi' come i fasci sulle fiamme nere.
Caduto Mussolini, un Capomanipolo continuava comunque costantemente a fare il saluto romano, fino a che, una volta che si trovava solo, si prese due ceffoni da un mio sottotenente. Mi ricordo che la sua risposta fu lapidaria: "vedrai che poi baffino ve lo fara' levare a tutti il braccio in aria".



Fonti:

Andrea Rossi: LA GUERRA DELLE CAMICIE NERE, Pisa, 2004, pagg.77, 95-96 e 169-170.
Marcello Ravaioli: LE LEGIONI D'ORIENTE. STORIA DELLE UNITA' CC.NN. NEI BALCANI 1943-1945