Il Telegrafo del 28 maggio 1939
Il ritorno dei legionari del 97.o Battaglione a Siena

Con una festosa solennita' degna dei piu' grandi avvenimenti Siena si e' avvolta ieri mattina nel tricolore di mille e mille bandiere ed ha riempito le sue strade di popolo per accogliere con cuore materno i valorosi legionari del 97.o Battaglione "Valanga", reduci dalle terre dell'Impero, ove da circa venti mesi ha impresso il marchio della sua intensa operosita' civilizzatrice, portando nelle selvagge plaghe d'Etiopia la luce e la grandezza della Patria Imperiale.
La simpatia e l'affetto che ha costantemente seguito i nostri bravi militi durante il loro lungo soggiorno in Africa Orientale, anche attraverso le vibranti corrispondenze del nostro collaboratore legionario Dino corsi, ha raggiunto ieri il vertice della intensita', traducendosi nel piu' vivo ed ardente entusiasmo al passaggio dei valorosi reparti lungo le vie del centro.

Alla stazione ferroviaria

Il treno speciale recanti i reduci e sul quale si trovava pure il Comandante della 97.a Legione, che si era recato a porgere loro il primo saluto di Siena, al loro sbarco a Napoli, e' giunto, da Chiusi, nella nostra citta' verso le ore 11.
A ricevere i legionari senesi erano convenute alla stazione ferroviaria le maggiori autorita' cittadine con a capo S.E. il Prefetto, il Segretario Federale e il Podesta'. Erano inoltre presenti il Generale De Francisci, Comandante la 7.a Zona CC.NN., il Generale Pallotta, Comandante il 17.o Gruppo battiglioni, il Comandante del Presidio Militare, un battaglione di camicie Nere in armi, la musica della 97.a Legione, numerosi ufficiali di ogni arma e corpo, un folto gruppo di reduci dell'A.O.I. e della Spagna, le rappresentanze con labar, dei vari Gruppi Rionali Fascisti, un manipolo del Guf, numerosi reparti della G.I.L., e le insegne di tutte le Organizzazioni del Partito, Enti e Associazioni varie.
Una imponente massa di popolo, composto per la maggior parte di mamme e di spose, di figli, di amici e di conoscenti dei legionari formava una cornice animatissima coprendo in tutta la sua lunghezza la banchina.

L'arrivo

Pochi minuti separano ormai dall'attimo tanto sognato da queste buone e brave famiglie che hanno seguito giorno per giorno con amore e fierezza la vita dei loro cari nelle lontane terre dell'Impero e che ora potranno finalmente avere la grandissima gioia di stringerseli al petto e dirgli in un abbraccio inteso tutto quello che la loro bocca non potra' esprimere.
In ogni volto e' vivissima l'ansia e la gioia che attende di prorompere in tutta la sua intensita'.
Finalmente un fischio lontano, che sembra un primo grido di gioia, e dopo qualche istante il convoglio attesissimo, accolto da squilli di attenti e dalle note di "Giovinezza" fa il suo trionfale ingresso sotto la pensilina della stazione.
Ai finestrini di ogni vettura appaiono come a grappoli le faccie bronzee e raggianti dei legionari tra un brulicare festoso di fazzoletti e di caschi, sui quali e' tutto un tatuaggio di disegni e di frasi che ricordano motti del Duce e nomi di localita' etiopiche.
Dalla folla ammassata sula banchina si sprigiona al loro indirizzo un'acclamazione prolungata ardentissima tra uno scrosciare di applausi, un correre ansioso di sguardi e un gridare affettuoso dinomi cari. E' un quadro di entusiasmo, di gioia, di calda italianita' che si prolunga per qualche attimo e che raggiunge il bello della massima intensita' allorche' il convoglio si arresta e cominciano a scednere da esso i legionari vestiti delle loro fiammanti e popolari uniformi caki.
La folla dei famigliari che fino ad ora era stata trattenuta entro limiti stabiliti reclama adesso un suo sacrosanto e umanissimo diritto, che viene benevolmente accordato. Infatti, come spinte da un solo comando, tutte le persone che sono venute ad aspettare un loro caro si precipitano agli sportelli delle vetture per dare il primo bacio a chi e' stato per tanto tempo oggetto di ogni loro affetto e di ogni loro pensiero.
E' un succedersi di scene commoventi che toccano il cuore anche di chi si trova alla stazione come semplice spettatore. Ora e' un legionario che si stringe al petto il figlioletto che in questi due anni e' tanto cresciuto...Ora e' una vecchia madre che abbraccia il suo figlio, forte e abbronzato dal sole dell'Africa, non potendo mormorare tra le lacrime, altro che il suo nome di battesimo, tanta e' intensa la sua gioia e la sua emozione. Ora e' la giovane sposa che esprime al marito tutto l'affetto e la devozione maturati in questi mesi di distacco.
Non manca qualche lacrima nel volto di tante persone, ma sono lacrime virili di gente che sa sopportare con coraggio e serenita' ogni sacrificio quando questo sia loro richiesto nel supremo interesse della Patria.
Queste scene di gioia e di intenso entusiasmo si prolungano per qualche minuto tra una commozione vivissima che spiriogionandosi da ogni petto si eleva e vibra nell'aria come l'alito di un solenne giubilo di popolo.
Poi un ordine e i legionari si staccano dalle braccia dei loro cari che non vorrebbero piu' lasciarli: la discplina innanzi tutto, ed essi ne danno prova anche in questo momento solenne, sorridendo ai loro famigliari e mormorando il rituale "Ci vediamo dopo" per mettersi in fila, pronti ed ordinati come nelle terre che hanno presidiato per tanto tempo.
Il Battaglione dei reduci e gli altri reparti si portano ora sul piazzale esterno della stazione, disponendosi in linea di fronte per essere passati in rivista dalle autorita', dopodiche' l'intera colonna, con in testa la musica della 97.a Legione, che suona gli inni della Rivoluzione, e il gruppo dei Gerarchi, a cui fanno seguito i legionari con le loro gloriose fiamme e i reparti di tutte le altre organizzazioni del Partito, si dirige alla volta della citta' sfilando tra fitte ali di popolo che tributano al passaggio dei bravi militi ardenti e prolungate acclamazioni.

Lo sfilamento per le vie del centro e l'omaggio ai templi dell'eroismo senese

Tutta Siena si e' riversata per le vie cittadine percorse dalla valorosa colonna per esprimere ai reduci il suo fraterno entusiasmo. Sono fitte siepi di popolo che fanno ala festante al loro passaggio, mentre dalle finestre e dai balconi di ogni palazzo altri cittadini fanno cadere sulle loro teste una pioggia di fiori.
Tra queste ininterrotte manifestazioni di entusiasmo, la colonna si dirige alla molta del Monumento ai Caduti della Grande Guerra ove, mentre tutti i reparti si irrigidiscono sull'attenti, viene deposta una corona d'allora sull'Ara sacra. Uguale omaggio i reduci lo rendono ai Caduti del fascismo senese, al Sacrario ove sono custodite le loro Salme gloriose.
Il corteo prosegue quindi per le vie del centro, tra le rinnovate acclamazioni della folla, che non si stanca di esprimere il suo ardente entusiasmo, verso il Comando della 97.a Legione, ove una terza corona di alloro viene deposta nel Sacrario della Legione stessa, che reca i nomi di tanti compagni d'armi caduti nell'adempimento del proprio dovere.
Dopo questo ultimo e significativo omaggio di fede e di venerazione, i legionari si schierano nell'atrio interno del Palazzo del Governo, per ascoltare le parole di S.E. il Capo della Provincia, che porge a loro il vibrante e cameratesco saluto di Siena, memore del loro esempio di salda disciplina e di patriottismo. Dopo S.E. il Prefetto prende la parola il Generale De Francisci, che esprime ai reduci il suo alto elogio per l'opera diuturna e appassionata svolta nelle terre dell'Impero, opera, che assolvendo mirabilmente gli ordini del Duce, onora la Milizia e la citta' di Siena, che e' fiera di loro.
Dopo un'ardente acclamazione al Fondatore dell'Impero, il Comando della Legione ha provveduto a distribuire un rancio al sacco ai legionari, ai quali e' stata poi finalmente concessa la gioia di abbracciare piu' a lungo i loro cari, che si erano ammassati in ansiosa attesa sul piazzale esterno.
Per tutta la giornata il ritorno del Battaglione "Valanga" ha dato luogo ad una intensa animazione.