La scomparsa del Centurione Vivarelli

La notizia giunse a Siena alla famiglia i giorni immediatamente successivi alla battaglia di Vjestica Gora: per alcuni giorni venne mantenuta la speranza di una possibile liberazione attraverso uno scambio con alcuni prigionieri.
In realta' il comando partigiano aveva inizialmente paventato l'intenzione di restituirlo alle autorita' militari italiane in cambio di un esponente del Partito Comunista jugoslavo, detenuto dagli italiani nel carcere di Spalato ed al quale lo stesso Tito teneva molto. [si trattava di Rade Koncar, detenuto a Spalato e fucilato poi dopo alcuni mesi]
Durante un trasferimento e facendo sosta in un villaggio, il capo locale aveva invece stabilito che il Vivarelli dovesse essere ucciso, per evitare che una volta tornato tra i suoi egli potesse indicare quel villaggio come una base dei partigiani, provocando rappresaglie.
Nella prima meta' di aprile Il Vivarelli venne quindi fucilato presso il villaggio di Sajkovici.
[il capo locale era Cvijo Orescic, comandante del battaglione "Vujadin"]

Nei giorni precedenti, Vivarelli aveva scritto alla moglie una lettera che inconsciamente sembrava annunciare il proprio destino: "Ai miei figlioli raccomando di essere quali mi sono sforzato di educarli e come son certo li educherai, buoni cattolici e buoni fascisti.
Tu che sei stata tutta la mia vita sappi che muoio contento. La causa per la quale muoio e per la quale ho modestamento lottato sin dalla mia giovinezza vale bene il mio sacrificio"


Fonti:

Roberto Vivarelli: LA FINE DI UNA STAGIONE, Bologna, 2000, pag. 13 e pag. 16